Rapporti affettivi


I SILENZI CHE FANNO RUMORE

La mia mente non capisce il tuo silenzio…il mio cuore si

L’essere umano comunica sempre, anche in assenza di linguaggio: “ NON POSSIAMO NON COMUNICARE “.

Il silenzio fa parte della comunicazione, conferisce il giusto significato ai suoni; un discorso senza pause e intonazioni sarebbe un semplice susseguirsi di suoni che comporterebbe difficoltà di ascolto e comprensione.
Possiamo inviare messaggi comunicativi di sé stessi attraverso la postura, l’abbigliamento, le espressioni del viso, il tono della voce, lo sguardo. E’ la modalità di espressione conosciuta con il termine comunicazione ” non verbale “. Sebbene spesso si dia un’accezione negativa al silenzio, ritengo molteplici gli effetti positivi derivanti dallo stesso.
Come non menzionare a tal proposito il famoso detto popolare “ Il silenzio è oro “!
Nel mondo delle relazioni affettive gli effetti positivi del silenzio sono evidenti; è il caso di una coppia che vive una bella intesa, in una sintonia cosi piena da rendere inutili le parole.
Quando la condivisione è così profonda il silenzio tra due persone è la sublimazione di un’intesa derivante da un vissuto comune emotivo ed esperienziale.
Immaginiamo di stare insieme al partner, davanti a uno spettacolo della natura o in un momento di relax, tutte le parole che potremmo pronunciare sarebbero considerate un rumore inutile, un qualcosa che stride nella sacralità del silenzio.
Il silenzio assume un ulteriore valore positivo quando sentiamo il bisogno di pensare, di ordinare i nostri pensieri; l’introspezione necessita del silenziamento del mondo esterno.
Un altro esempio del valore positivo del silenzio è fornito dalla corretta gestione emotiva da tenere durante una discussione animata; è saggio restare zitti per smorzare i toni della contesa evitando il cosiddetto “ rapimento emotivo “   che comprometterebbe l’equilibrio comunicativo della coppia.
Un’accezione diversa del significato del silenzio può manifestarsi in una situazione di dolore il cui lo stare zitti rappresenta “ un’espressione” di rispetto.
Proseguendo nell’ ottica multidimensionale del silenzio va attribuito allo stesso anche una singolare funzione di risposta priva di parole: eclatante è l’esempio in cui noi utilizziamo il silenzio come forma di riflessione e di assenso nei confronti di un interlocutore che ci abbia insegnato o detto qualcosa. Può essere esemplificativo il caso di una coppia in cui viene osservato il silenzio da parte di uno dei due partner come segnale di comprensione ed assenso alle parole utilizzate dall’altro. 
Diversamente da quanto analizzato fin ad ora il silenzio può assumere una connotazione negativa quando viene imposto al nostro partner.
Può esistere un silenzio messo in atto per manipolare, per creare distanza, rifiuto, abbandono o punizione.
Attraverso il silenzio possono manifestarsi altresì messaggi interpretabili dal nostro interlocutore/partner in maniera negativa. Alcuni silenzi possono inconsciamente generare in noi falsi convincimenti e false rappresentazioni della realtà: un silenzio prolungato nei nostri confronti da noi ritenuto ingiustificato può originare insicurezze e convincimenti non sempre aderenti alla realtà. Se qualcuno non ci parla da un po’ la nostra reazione dettata dall’istinto ci può portare al convincimento di essere poco graditi al nostro partner e ad attribuire allo stesso pensieri di questo tipo ” Non voglio parlarti”, ” Non mi interessa”, ” Non vale la pena ascoltarti “, ” Ho paura di perderti, se ti dico quello che penso”, “ Sto in silenzio così la prossima volta ci penserai meglio “.
Questo tipo di silenzio può essere vissuto da chi lo subisce in modo doloroso e può generare l’emergere di fantasmi interni.
Quando restiamo in silenzio dopo un litigio si alimentano i malintesi in quanto non diamo all’altro la possibilità di svelarsi, spiegarsi, chiarire una situazione rimasta in sospeso impedendo di ricercare le possibili soluzioni.

Il silenzio può essere usato anche inconsapevolmente creando disarmonie, dissapori ed ulteriori distanze tra i partner.
Va riconosciuto altresì al silenzio anche il ruolo positivo di valore aggiunto se utilizzato in ottica di consapevolezza, di attenta introspezione, e di sensibile ascolto di sé e dell’altro.
Non a caso si dice: “ Il silenzio vale più di mille parole”.

 

E’ possibile coniugare il lavoro e la carriera professionale con le relazioni affettive?

Il lavoro e la stabilità nelle relazioni affettive sono due aspetti importanti, interconnessi ed imprescindibili della nostra vita. L’obiettivo della conciliazione di questi due elementi fondamentali non è affatto scontato. 
Concettualmente lavoro/carriera e relazioni affettive sono due mondi contrapposti, dove le interferenze dell’uno nei confronti dell’altro possono costituire un ostacolo arduo al raggiungimento dei rispettivi scopi.
L’ efficace ed armonico contemperamento delle esigenze e caratteristiche di questi due opposti pianeti costituisce il raggiungimento dell’equilibrio virtuoso di una coppia.
Il lavoro, a maggior ragione se finalizzato a una brillante carriera, dovrebbe essere vissuto  sempre con saggio equilibrio. 
Ci piace sottolineare il vecchio detto popolare “ non si vive di solo pane “ e l’importanza di un’applicazione dello stesso nella vita di tutti i giorni.
Molte coppie/famiglie sono alle prese con questa solo apparente dicotomia; risulta di fondamentale importanza un’ampia riflessione che possa consentire la comprensione di quanto questi due elementi siano egualmente importanti nel percorso affettivo-relazionale e nel quotidiano. Lo scopo di questo post si propone di ispirare ai lettori una presa di coscienza affidabile e propositiva che possa offrire reali strumenti utili per la gestione pratica ed emozionale nella propria vita di coppia. 
Iniziamo la nostra riflessione mettendo in relazione il tempo trascorso sul posto di lavoro e il tempo trascorso con il partner o in famiglia. 
Alzi la mano chi di noi non abbia mai vissuto un problema legato ad un appuntamento di coppia o un impegno familiare rimandato per motivi lavorativi.
Un pericolo costante per le relazioni è caratterizzato dall’attribuzione di preponderanza dell’aspetto lavorativo rispetto a quello affettivo.  Una relazione può essere compromessa quando uno dei partner antepone il proprio lavoro al tempo dedicato all’altro.
In questa dinamica il lavoro viene a rappresentare il terzo incomodo, interpretando l’ingombrante ruolo di un’entità in competizione con il partner. La conseguenza di tali atteggiamenti è l’inevitabile impoverimento dell’intimità e dello scambio affettivo.
Facciamo un esempio classico in cui tutti ci siamo imbattuti: quante volte ci è capitato di uscire  a cena o andare al cinema e teatro con il nostro partner con l’atteggiamento di chi non ha abbandonato il pensiero al proprio lavoro o alla giornata lavorativa successiva che verrà?
La qualità di una relazione si misura attraverso il grado di attenzione, di ascolto, di reciprocità, di pieno godimento dei momenti di intimità e di relax che la vita può offrirci. E’ nostro compito imparare l’arte del trastullo e l’arte di saper godere pienamente dei piaceri derivanti dal tempo trascorso con il partner: per una volta il lavoro potrà attendere.
Altra importante problematica che può sorgere dalla conflittualità fin qui analizzata tra lavoro ed affetti riguarda la disomogeneità del tempo dedicato dai rispettivi partner al proprio lavoro.
E’ questa  una situazione comune a molte coppie che si trovano ad affrontare, molto spesso con risultati devastanti, il problema della loro “ organizzazione “ resa molto complicata dalle opposte ed inconciliabili esigenze professionali. Esistono numerosissime coppie in cui uno dei due partner dedica molto più tempo alla propria attività lavorativa rispetto all’altro. 
Da ciò discendono ovvie problematicità relazionali che sfociano in continue polemiche, rimostranze, spiegazioni ossessivamente richieste dal partner meno impegnato lavorativamente; insomma un vero e proprio terremoto dalle conseguenze estremamente perniciose: creazione di ulteriore distanza tra i partner, innesco di problematiche generato dalla concatenazione di sentimenti negativi quali rabbia, rancore, frustrazione e negazione emotiva, auto condizionamento psicologico.
Il malessere che ne deriva comporta nel partner che lo subisce una maggiore chiusura in sé stesso, una inespressa manifestazione delle proprie emozioni, una possibile deriva verso la più incompiuta indifferenza. 
Quante coppie pur di non affrontare i problemi si rifugiano nel non detto, nel “ chissà mai “, nel “ chissà perché “, nel “ gli parlerò domani “, ecco interrogativi, dubbi, insicurezze che lacerano il percorso relazionale fino a comprometterlo seriamente a causa della proliferazione di dinamiche disfunzionali e spaccature sempre più profonde. Un esempio su tutti è costituito dalle colpevolizzazioni messe in atto dal componente  che si ritenga vittima delle  assenze e mancate attenzioni  del partner. Dalla persistente conflittualità può prodursi anche un effetto boomerang  di materializzazione delle paure del partner insofferente che dal rango di pura suggestione divengono reali assumendo i caratteri di una profezia che si auto avvera.
Esistono soluzioni che consentano di vivere con maggiore serenità ed equilibrio queste situazioni di conflittualità e discrasia della coppia? Sicuramente si, la buona comunicazione è la base di partenza del percorso ( di avvicinamento ) riconciliativo: bisogna innanzitutto parlare, dire, spiegarsi, raccontarsi senza inibizioni demolendo sterili pregiudizi, immotivate paure ed evitando il comportamento di chi falsamente voglia offrire all’altro la parte migliore di sé. Ricordiamolo “ Le bugie hanno le gambe corte “…   
Si può raggiungere un accordo e stabilire obiettivi “ insieme “ a breve e medio termine dandosi le giuste priorità consapevoli entrambi di quale sarà l’obiettivo comune  per avere un chiaro piano di azione per  da seguire concordato e condiviso. Se la finalità lavorativa non è accettata dal partner, diviene una scelta a una via, una scelta subita,  sorge la rabbia, lo scoramento, la frustrazione che può influenzare negativamente la relazione, vivendo un clima di malessere. Non ha importanza quanto ci vogliamo bene, ma le differenze tra noi saranno sempre il preludio a dei conflitti. In ottica di tensione di fatica quotidiana a volte questa cosa può portare all’esplosione del conflitto.  
Quali le possibili soluzioni?
Di vitale importanza è che la comunicazione rimanga aperta, fluida, di condivisione con il partner pertanto è necessario dialogare su tutte le situazioni lavorative che comportano cambiamenti, consentendo al partner di partecipare alle decisioni.
Monitorare e identificare quando le condizioni di lavoro hanno un impatto disfunzionale sulla coppia, evitando che il legame si deteriori assumendo oneri che non corrispondono ad essi.
Tenere sempre presente che la coppia non è bacino in cui si può rovesciare frustrazioni o conflitti derivanti dal contesto lavorativo.
Pertanto di fondamentale importanza sarà non perdere di vista le priorità, rivedere gli obiettivi per progredire nella vita personale e professionale  in coppia o in famiglia e i piani per la carriera.  
Fidatevi l’uno dell’altro ed attuate una comunicazione“ autentica “  la comprensione è la base per una relazione duratura.

 

 

FALL IN LOVE: PARTIAMO CON IL PIEDE GIUSTO?

 

La sensazione di magia che proviamo all’inizio di una storia d’amore è paragonabile a un racconto fiabesco; il partner ci appare come il non plus ultra della perfezione e la sola presenza ci regala una bella sensazione di abbondanza e arricchimento. Sembra di vivere una fusione tra due anime ed uno stato emotivo di meravigliosa estasi. 

Viviamo in un mondo ovattato e nella certezza che tutti i nostri ” Bisogni ” saranno pienamente soddisfatti dallaltra persona e viceversa.

Esiste la conclamata tendenza di idealizzare il primo periodo di una relazione credendo addirittura di poter vivere all’infinito in quest’oasi di assoluta soddisfazione e reciproco benessere.

In questo “ campo “ di pienezza le emozioni sono forti e portano carica  ed estrema vitalità nella nostra vita, quasi ci sentiamo invincibili.

D’altronde uno dei significati etimologici derivanti dalla parola amore è A-MORS ( alfa privativa greca che precede la parola mors quindi significato letterale assenza di morte ).

Il campo magico di attrazione che si crea nei primo momento di innamoramento trova la sua motivazione nel bisogno di amore che caratterizza la maggior parte degli esseri umani.

Una funzionale relazione damore rappresenta un valore aggiunto che tutti desiderano avere nella propria  vita per cui l’inizio di una storia può generare una visione fantasmagorica e un po’ alterata dell’altro.